N° 17
(PARTE QUARTA)
Il potere corrompe, il potere assoluto, corrompe in maniera assoluta.
Lord Acton
L’aereo atterra all’aeroporto di Riad, capitale dell’Arabia saudita, che in quella zona del mondo è appena sorta l’alba ed i passeggeri sono ancora un po’ scossi dal cambio di fuso orario. Uno solo non lo è: Jeff Mace sta dormendo tranquillo. Chissà se e cosa sogna? Si chiede la sua collega Betty Brant Leeds, poi lo scuote gentilmente, ma con fermezza.
-Sveglia ragazzone, siamo arrivati.-
Jeff spalanca gli occhi ed è subito sveglissimo.
-Grazie Betty.- le dice –Temo che lo stress del viaggio abbia riscosso il suo prezzo.-
-A dir la verità, non mi sei parso molto stressato Mace.- replica Betty –In qualunque circostanza mi sembri sempre in piena forma.-
-Magari fosse così Betty.- ribatte lui –In realtà ho più di un problema… specie in famiglia.-
-Si, ho sentito voci sulla scomparsa di una delle tue sorelle.-
-La più piccola, Robyn…Roberta.-
Scomparsa. Quello che Jeff non può dire a Betty, ma che sia lui, che suo padre, sospettano che dietro a tutto ci possa essere qualcuno che sa che Jeff Mace è il nuovo Capitan America, ma chi potrebbe mai essere? Più ci pensa e meno riesce a fare un’ipotesi credibile. Un momento, che sta dicendo Betty?
-Tuo padre è il Capo della delegazione americana del Gruppo dei Quattro, vero?-
-Mm… cosa… oh si, dici il gruppo di negoziatori per la guerra tra Halwan e Murtakesh? Certo. Dovrebbe essere proprio qui a Riad.-
-Pensi di riuscire a strappargli un’intervista esclusiva per il gruppo Jameson? A me la versione ridotta da pubblicare sul Bugle e per te un bel servizio lungo su Now.-
Jeff sospira, d’altra parte, come sottrarsi?
A New York l’uomo noto semplicemente come Morgan Jr contempla dall’alto dell’attico del suo palazzo in Harlem il suo piccolo impero del crimine, quando, ecco che una figura alata plana verso di lui. Le sue efficienti guardie del corpo gli puntano contro le loro armi, ma la figura, un uomo, in realtà, è svelta a disarmarli, con poche e ben assestate mosse, poi Falcon, perché di lui si tratta, si ferma davanti a Morgan:
-Cosa poso fare per te amico?- chiede mostrando assoluta indifferenza.
-Ieri sono stato aggredito da un ragazzo in preda a frenesia omicida indotta da una droga chiamata DK.- risponde Falcon –Sono sicuro che sei stato tu a fargliela iniettare ed a farmi tendere la trappola.-
-Interessante. Immagino che questo ragazzo possa confermare quello che dici.-
-Sai benissimo che Roscoe Brand è morto in ospedale stanotte, ma io so che sei stato tu, per vendicarti di come ti ho picchiato qualche tempo fa.-[1]
Morgan Jr, si volta verso di lui e gli soffia in faccia il fumo del sigaro.
-Anche se fosse così, e non sto dicendo che lo sia….- replica -… non hai uno straccio di prova per dimostrarlo, quindi… ti conviene andartene da qui prima che chiami la Polizia e ti faccia arrestare per violazione di domicilio.-
-Tu… razza di bastardo.Va bene, ma sappi che non finirà facilmente. Sappi che d’ora in poi ti terrò d’occhio Morgan e quando meno te l’aspetti, farai un passo falso ed io sarò là contaci, un passo dietro di te.-
Dicendo così Falcon spicca il volo e si allontana. Morgan lo guarda volar via. Tutti uguali questi cosiddetti eroi in costume, pensa, quando li metti di fronte ai semplici fatti della vita non sanno più che pesci prendere Quelli come lui, invece, sanno cavarsela in ogni circostanza ed è per questo che gente come Falcon non vincerà mai con gente come lui.
2.
J. William Mace si è già trovato in brutti impicci prima ed alcuni erano di certo più brutti di questo, ma ci sono dei momenti in cui ne dubita. A volte gli è capitato di pensare che il Segretario di Stato abbia voluto fargli uno scherzo crudele, perché Will è sicuro che avrebbe più fortuna in una seduta con il più arrabbiato nazionalista israeliano e il più irriducibile membro di Hamas, che con i rappresentanti di Halwan e Murtakesh. L’idea che il rappresentante del Murtakesh ha di un “Cessate il fuoco” è, né più, né meno, la resa senza condizioni di Halwan: il rappresentante Halwanese, d’altra parte, non ne vuole nemmeno sentir parlare. C’è anche il fatto che ormai circa il 50% del territorio di Halwan è nelle mani dell’esercito del Murtakesh ed è solo perché Pantera Nera è fin troppo occupato con quella storia del neonato Impero d’Africa,[2] che il trattato di mutua difesa tra Halwan e Wakanda non è ancora scattato. Per quanto possa sembrare buffo, trattandosi di due nazioni che sulla carta geografica sono quasi invisibili, questa crisi è ad un passo dal raggiungere una scala globale ed è una cosa che il suo Governo non può permettersi, non adesso. Durante una pausa dei lavori, il Capo della delegazione britannica Sir Alec Edgington-Whyte gli si avvicina.
-Immagino che lei trovi tutta questa storia esasperante Dottor Mace.-
-Può ben dirlo, Sir Alec, sono nel servizio diplomatico da oltre 10 anni e tre presidenti, ma a volte mi capita di rimpiangere quando ero nei Marines, lì almeno le cose erano più semplici e dirette, ma qui mi sento esasperare.-
-Noi britannici ci siamo, forse, più abituati, dopotutto siamo stati in queste zone per molti anni, abbiamo imparato a conoscerli, forse non a capirli, però, ne convengo.-.
-E lei cosa consiglia?- chiede Will
-Uomini come lo Sceicco Hassan comprendono solo la forza. Quello che lo Sceicco vuole è poter annettere Halwan e non è intenzionato a fermarsi, a meno che qualcuno non lo costringa.-
Un’azione di forza? Will se l’immagina: trattative frenetiche al Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. per raggiungere una risoluzione accettabile e superare i veti ed intanto, non solo la gente moriva, ma il conflitto minacciava di allargarsi e poi c’erano i superumani. Non è certo che Sir Alec lo sappia, ma la vera forza dietro lo Sceicco Hassan è il mago chiamato Padron Khan e Khan ha poteri notevoli ed obiettivi non del tutto chiari: vuole il Trono del Leone per se, ma non si fermerà lì. Questo sarebbe un lavoro per lo S.H.I.E.L.D., per i Vendicatori, per WorldWatch o per chiunque sia attrezzato per bloccare minacce superumane. Quello che lui sta facendo qui è solo una pura perdita di tempo e lo sanno tutti.
Gael è soddisfatto, il congegno per le maschere istantanee dell’Hydra funziona alla perfezione e gli è servito a meraviglia per infiltrarsi nelle delegazioni del Quartetto, ora deve solo aspettare il momento propizio per colpire la sua vittima.
3.
Dallas
Riordan ha perso il conto di quanto tempo è passato da quando è prigioniera, ma
se non altro ha avuto tempo di riflettere su quanto le è capitato. Ha pochi
dubbi ormai su chi sia in realtà la misteriosa Baronessa e, anche se non è
certa dei suoi veri motivi, di una cosa è sicura, sa chi è lei e non vuole solo
ucciderla, ma anche screditarla agli occhi di tutti. Ha già convinto il mondo
che lei è l’Incappucciata, leader dei Signori del Male e rapendola durante il
processo e facendola sembrare un’evasione ha rafforzato le idee del pubblico al
riguardo. Solo… John Watkins crede che lei sia stata ipnotizzata dalla vera
Incappucciata per farsi catturare al suo posto, il che, tra parentesi, è il
motivo per cui Dallas ha capito chi è la vera Incappucciata. Ora deve solo
trovare il modo di fuggire da lì. Non dubita che il Gruppo la stia cercando, ma
non riescono a trovarla, deve cavarsela da sola
Nella sua stanza d’albergo, a New York, l’Avvocato John Watkins morde il freno. Sono passati giorni da quando Dallas Riordan è sparita senza lasciare traccia, rapita dalla misteriosa Baronessa. Watkins è preoccupato: ha mancato e molto nei confronti di quella ragazza e, per più di un motivo, è anche colpa sua se lei è finita nel guaio in cui si trova adesso, ha un debito morale nei suoi confronti da ripagare ed anche l’intero Gruppo lo ha, quindi si daranno da fare. Il telefono squilla e lui risponde al volo:
-Oh è lei Sir Roger, si mi fa piacere sentirla. No nessuna novità per ora. Si la ringrazio, sono convinto anch’io che la ritroveremo.-
Riappende, quel vecchio ipocrita vuole solo essere a posto con la coscienza, pensa. No, forse è troppo duro con lui è solo che a volte è davvero troppo pieno di se, sembra quasi che senza di lui a sabotarli in Germania, i nazisti avrebbero vinto la guerra. E suo padre allora? E... ah basta con queste scemenze, concentriamoci su altre cose, come i recenti movimenti dell’Incappucciata ad esempio. Dopo mesi di oblio, quella supercriminale è tornata a colpire a Seattle nello stato di Washington e poi a Denver in Colorado, Due apparizioni subito dopo il rapimento di Dallas; è chiaro che vuol far credere che c’è lei sotto la maschera, un altro chiodo sulla bara della sua ragazzina, ma non finirà così amica bella, ti troverò vedrai e la pagherai per tutto.
4.
Jeff è nervoso. Che razza di stupidaggine pensa, ha 22 anni e non dovrebbe più sentirsi così all’idea di incontrare suo padre, eppure è così, sarebbe pronto a scommettere che si sentiva più a suo agio la prima volta che è uscito col costume di Capitan America rispetto ad oggi. Con suo padre si sente sempre un po’ bambino, non ci può far niente, ha sempre qual modo di guardarlo che, anche quando è contento di lui, sembra sempre dire “Potevi fare di meglio.” Col nonno era diverso, naturalmente, ma il nonno è morto da tempo, ormai e… Jeff sarebbe sorpreso di sapere che anche suo padre è nervoso per quest’incontro. Il suo ragazzo e lui si sono distanziati negli ultimi tempi, ma è orgoglioso di lui e di tutto quello che ha fatto finora. Dopotutto, è stato lui a spingere perché accettasse di divenire Capitan America e ne sente la responsabilità. Eccolo e con lui c’è quella giornalista, Betty Brant, bella ragazza, certo sembra un po’ più vecchia di lui, ma dopotutto lavorano insieme e basta, Certo se Jeff si decidesse a trovarsi una ragazza. Nessuno dei suoi figli sembra molto portato per i legami fissi, ma sono ancora giovani, c’è tempo.
-Ciao Jeff.- esordisce, è più impacciato che in un incontro al vertice, ma Jeff non sembra da meno. I convenevoli sono rapidi, poi si passa all’intervista vera e propria
Hanno appena cominciato, che un uomo entra nella saletta.
-Oh mi scusi Dottor Mace, non volevo disturbare.- dice.
-Non si preoccupi Johnson, questo è mio figlio, giornalista di Now con una sua collega del Daily Bugle.-
E una sua impressione o Jeff coglie uno strano lampo di riconoscimento nell’uomo? Eppure sa di non averlo mai visto prima.
-Cosa c’è Johnson?- chiede Will
-Ehm signore, non so se…-
-Ah si, certo. Jeff, ti spiace…-
-No di certo, torniamo dopo, papà- risponde il giovane.
Si alza e stringe la mano del nuovo venuto e nel farlo vede l’anello all’anulare della mano destra, l’ha già visto prima, ma dove? Ma certo. Gael ne aveva uno identico a Belfast. Inconsciamente, stringe la mano dell’altro in una presa ferrea.
-So chi sei, Gael.- si lascia sfuggire.
-Proprio te dovevo incontrare qui, giornalista.- sibila Gael, poi si muove, spingendo il ginocchio contro il bacino di Jeff, ma il giovane ha anticipato la mossa e si sposta, sbilanciando l’avversario, che perde l’equilibrio. Nel frattempo, Will Mace ha premuto il pulsante dell’allarme. Gael si rialza, valuta la situazione, poi, si butta contro la finestra, che sfonda, cadendo verso il giardino dell’ambasciata.
-Ma cosa sta…?- comincia a dire Betty Brant, quando Will Mace le preme due dita alla base del collo, facendola svenire.
-Cos’hai fatto?- chiede Jeff al padre.
-Non perdere tempo, diventa Capitan America e ferma quel tipo, se è davvero quel Gael di cui dicono.-
-Lo è.- risponde Jeff indossando il costume a stelle e strisce, ma stavolta lo fermerò.-
Finisce di vestirsi, indossa lo scudo, guarda un attimo verso il padre e poi salta nel giardino, dove Gael sta correndo verso l’uscita, mentre le guardie si sono parate dinanzi a lui. Con un balzo, lo raggiunge.
-Capitan America! Sei davvero la mia bestia nera.-
-È finita, Gael, è meglio se ti arrendi.- intima il Capitano
-Si è finita per questo fellone!- dice una voce improvvisa –Ma mia sarà la mano che dispenserà la giustizia della Regina!-
Cap si volta in direzione della voce, per vedere Crossbow che tiene puntata la sua balestra verso il cuore di Gael.
Non ci mancava che lui, pensa l’eroe americano, proprio una bella giornata questa.
(PARTE QUARTA)
1.
U.S.Agent
guarda Spora, più gigantesca che mai avvicinarsi a loro. Il sinistro virus
senziente creato dai Devianti migliaia di anni fa sembra più forte nel suo
luogo di nascita, ma è anche il posto in cui è vulnerabile. Per qualche motivo
che Agent non sa, Spora non è in grado di mantenere la corporeità molto a lungo
ed i corpi delle sue vittime sono assorbiti e distrutti prima che riesca a
farne un involucro ospite. Ci aveva provato con lui, ma la stesso trattamento
che lo ha reso superforte e capace di sostenere lo stress del virus, lo ha,
anche, reso capace di espellerlo dal suo organismo. U.S.Agent è, adesso immune
da Spora, bel guadagno, davvero. Quell’essere può, comunque, ancora ucciderlo e
con lui tutti i sopravvissuti della spedizione antidroga che era venuto a
salvare. Già.davvero un bel salvatore, ma quell'ammasso di chissà cosa si
illude se pensa che lui si arrenderà. Gli rimane solo il napalm adesso.
<<Non farlo!>> di
nuovo quella voce che li parla direttamente nel cervello <<Non ti servirà
a niente.>>
-Lo vedremo, amico, lo vedremo.-
risponde Agent e spara il primo getto di napalm sulle piante di coca.
Jasper
Sitwell prega di arrivare in tempo, ha violato una quantità di regolamenti per
raggiungere questo lembo di Sudamerica, ma non vuole essere il responsabile
della morti di soldati colpevoli di essere considerati sacrificabili dal loro
governo.
-Tra poco saremo sul posto,
Sorella.- dice rivolto alla donna in abito talare seduta dietro di lui.-
-Spero che lei abbia ragione Mr.
Sitwell.- risponde la suora –Prego perché il nostro viaggio non sia invano.-
Preghiere,
ecco qualcosa che potrebbe essere utile.
2.
Il fuoco devasta il campo e le foglie di coca bruciano. Bene, pensa U.S.Agent, meno veleno in giro e meno possibilità pèr Spora di riprodursi.
<<Maledetto! Ti ucciderò per
questo!>>
Aveva
ragione, Spora sente il dolore delle piante come se fosse il suo, ma, per
quanto rallentato, non si ferma, forse è diventato troppo forte, ormai, ma non
può fermarsi ora, deve distruggere quella cosa prima che sia troppo tardi, deve
farcela. Fino ad oggi è stato in gamba quando si trattava di forza, ma qui deve
usare l’astuzia ed è una cosa su cui non gli danno molto credito di solito. Una
cosa l’ha capita: distruggendo il campo limiterà la possibilità di Spora di
sopravvivere. Forse non può distruggerla, ma senza la possibilità di nutrimento
quell’affare non avrà altra scelta che nutrirsi di se stesso e, quindi, morie,
ammesso che possa. Questo potrebbe costargli la sua stessa vita, ma Agent è
preparato ad un evenienza simile e l’accetta. Mentre il suo nemico avanza si
prepara ad accoglierlo.
Eccoli.
Jasper li vede, di fianco al campo che brucia: U.S.Agent fermo col lanciafiamme
in mano e quel gigante spugnoso che avanza incurante di ogni colpo. Non c’è un
momento da perdere. Dà ordine di atterrare su uno spiazzo vicino, poi lui e la
sua passeggera escono, seguiti dagli altri. Se quello che ha letto è vero, è
vitale fermare Spora prima che riesca a trovare un modo di superare il luogo a
cui è legata o altrimenti si diffonderà su tutta la Terra e sarà il caos.
3.
Ci siamo, pensa Agent, questa è
l’ultima resistenza, l’ultima possibilità per me e per gli altri. Non penso che
sopravvivremo, ma se potessi portare Spora con me, mi basterebbe. Ho cercato di
fare del mio meglio, anche se pochi ci crederanno ed ora… Cosa? Che sta
succedendo? Chi sono quelli?
Gli
agenti del F.B.S.A. e dello S.H.I.E.L.D. si dispongono a semicerchio intorno a
Spora, poi dalle loro armi parte un getto di preparati chimici che aderiscono a
Spora. Il gigante di cocaina sembra tremare ed ondeggiare.
<<Cosa mi fate maledetti?
Non servirà a niente, non potete fermarmi, io sono più forte di voi e dopo che
avrò assimilato anche voi, sarò ancora più forte.>>
-Mai più forte del potere del
Signore, mostro, mai più forte del dono che mi ha dato.-
Spora
si arresta e guarda verso la fragile suora vestita di bianco che lo fronteggia
e che ha pronunciato quelle coraggiose parole.
<<TU!>> esclama e, per
la prima volta, nella sua “voce” rieccheggia un tono di paura.
4.
La
donna conosciuta come Sorella Salvezza è in piedi dinanzi a Spora
-Mi temi, demone?- dice ancora
–Speravo che il pericolo che tu rappresenti fosse finito, ma vedo che dovrò
intervenire ancora e lo farò se è la volontà di Dio.-
<<Mai!>> urla Spora
<<Questa volta ti ucciderò, strega.>>
-Puoi scordartelo, bello!-
A pronunciare queste parole è stato U.S.Agent, saltando addosso a Spora ed infilando lo scudo alla base del collo della creatura. Aggrappato come meglio può, l’eroe americano continua a colpire senza sosta. Il suo istinto gli dice che non deve fermarsi, che, a qualunque costo, Spora non deve far del male alla donna. Colpisce e colpisce, affondando sempre più lo scudo nella sostanza molliccia di cui il suo avversario è composto. Non importa se sembra senza speranza, non smetterà di combattere mai…mai
Sorella
salvezza si avvicina alla creatura, impone le mani e la tocca… E Spora urla,
urla come mai ha urlato prima. In un parossismo di dolore, lancia U.S.Agent
lontano da se, ma i muscoli dell’eroe lo sostengono e lui riesce a fare una
capriola, aggrapparsi ad un vicino albero e poi saltare ancora verso Spora.
Questa volta il suo calcio a piedi uniti sbilancia la creatura, che rovescia la
suolo. Il suo volto è ora a contatto con le mani di Sorella Salvezza e quelle
mani sono l’ultima cosa che vede prima di ricominciare ad urlare.
Le
mani di Sorella Salvezza risplendono e diventano sempre più calde, ma lei
ignora ogni sensazione e prosegue la sua opera. Questo è il dono che il Signore
le ha concesso dalla nascita: il potere di dare la guarigione attraverso le sue
mani ed ora quel potere ha effetto su Spora, che altro non è che una malattia
senziente. Lentamente, metodicamente ed in modo sempre più rapido Spora si
dissolve, mentre le sue urla si dissolvono nel vento ed alla fine nulla rimane
di quell’essere. Sorella salvezza si guarda le mani, ormai completamente nere,
e crolla in avanti, mentre U.S.Agent è pronto a sostenerla.
L’elicottero
si solleva portando con se U.S.Agent, Sitwell e Sorella salvezza, le cui mani
ustionate sono state medicate, il resto dei sopravvissuti è negli altri
elicotteri. Sotto di loro, il campo di cocaina brucia.
-Non deve rimanere nulla di
intatto.- spiega Sitwell –Spora non deve avere la possibilità di riformarsi a
nessun costo. Il composto chimico che sta bruciando contiene un additivo che
renderà il terreno sterile per i prossimi 200 anni o giù di lì. Un cortese
regalo del Colonnello Fury.-
U.S.Agent
ha molte domande da fare, ancora, ma può aspettare. Volge lo sguardo alla
coraggiosa suora mutante e mormora una preghiera di ringraziamento, poi
appoggia la testa sul sedile e cerca di dormire.
FINE
QUARTA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
E così ecco finito un altro episodio su cui c’è poco
da dire.
1)
Fate attenzione alla
guerra tra Murtakesh e Halwan, perché presto avrà sviluppi che interesseranno
questa ed altre serie, quindi, una sola parola: attenzione
2)
Sorella salvezza, chi è
costei? Per ora vi basti saper che questa suora è una mutante le cui mani sono
in grado di guarire ogni malattia conosciuta e non. Prima di farsi suora, era
la moglie di Felix Guillermo Caridad, il dittatore di Tierra Verde, l’uomo che
ha risvegliato Spora, ne saprete di più nel prossimo episodio.
Per l’appunto, nel prossimo episodio: l’atto finale dello sconto tra
Capitan America e Gael ed uno speciale epilogo per U.S.Agent, non mancate.
Carlo